Last Updated on 23/09/23 by wp_15467959
Se la morte del nostro cane è il momento più doloroso della nostra relazione con lui, essere in qualche modo strumento di quella morte è una delle situazioni più angoscianti. Eppure, più frequentemente di quanto immaginiamo, potremmo essere costretti a prendere una decisione di vita o morte per il nostro amico. Ci riferiamo all’eutanasia.
A volte questa decisione deve essere presa immediatamente, ad esempio in caso di un gravissimo incidente, ma più spesso questa scelta si evolve in settimane o mesi di attesa. L’intento di questo capitolo è cercare di aiutarti in questa decisione, illustrandoti di cosa si tratta e valutando alcune opzioni che la riguardano, perché essere preventivamente informati permette di affrontare meglio il dolore della perdita.
Cos’è?
Eutanasia è una parola greca che letteralmente significa “buona morte” e che indica un procedimento medico che determina la morte di un essere vivente senza causargli dolore. Pochi cani muoiono nel sonno, come d’altra parte succede anche per gli esseri umani. La maggior parte di essi prova sofferenza nei momenti che precedono la morte, momenti che per patologie o età possono prolungarsi anche per molto tempo e causare dolori intensi e continui.
L’eutanasia ha quindi l’obbiettivo di far morire con dignità e senza sofferenza il cane, quando non vi sono più speranze di guarigione e le limitazioni e i dolori fisici appaiono insopportabili. In questo volume mi riferisco solo a questo tipo di eutanasia, perché ritengo moralmente poco accettabili altre forme di eutanasia, ad esempio quelle praticate in alcuni Stati nei confronti di cani randagi o di cani ritenuti pericolosi.
Il procedimento di eutanasia è gestito dal veterinario che pratica una o più iniezioni al cane, provocandone in maniera rapidissima prima l’addormentamento profondo e poi il blocco dell’apparato cardiorespiratorio.
Perché?
L’eutanasia praticata a un cane che per malattia o età prova gravi e continue sofferenze e non ha alcuna speranza di miglioramento, è un atto amorevole e disinteressato che libera l’animale da altre inutili sofferenze. In questo senso, può essere definita come l’ultimo gesto di amore che possiamo esprimere verso il nostro cane, proprio perché è una decisione traumatica per chi deve prenderla, ma anche un obbligo morale nei confronti di un animale di cui ci siamo assunti la responsabilità.
Di contro, rifiutare l’eutanasia, tenendo in vita il cane quando non c’è più alcuna speranza e si tratta solo di evitargli inutili e più gravi sofferenze può essere un gesto egoistico, se è motivato dalla nostra incapacità di sopportare il dolore della separazione, per cui non sapendo decidere preferiamo non sceglier e prolungare le inutili sofferenze. Ciò avviene anche perché tendiamo a “umanizzare” in modo eccessivo e sbagliato il nostro cane, proiettando su di lui una “paura della morte” che in realtà sembra essere una prerogativa del solo genere umano, mentre per natura gli animali di fronte alla morte inevitabile sembrano lasciarsi semplicemente andare, accettandola.
L’eutanasia, inoltre, potendo consentire una certa programmazione quando non è richiesta da un grave incidente, dà alla famiglia il tempo di dire addio al suo amato cane e di organizzare nella maniera migliore i suoi ultimi momenti.
Per correttezza, va almeno ricordato che esistono minoranze che sostengono, principalmente per motivi religiosi, che l’uomo non ha il diritto di togliere la vita e che questo principio non varrebbe solo nei confronti degli altri esseri umani, ma di tutti gli animali, la cui vita andrebbe lasciata libera di compiere il suo destino già stabilito.
Allo stesso modo, va ricordato che a volte l’eutanasia può essere una scelta obbligata, se eventuali possibilità di prolungare la vita del cane in maniera degna sono legate a operazioni molto costose e non sostenibili dal proprietario.
Questo articolo
è tratto dal libro
Aspettami al Ponte dell’Arcobaleno,
che aiuta a superare il dolore
per la morte del proprio cane.
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