Last Updated on 23/09/23 by wp_15467959
Una volta presa la decisione di praticare l’eutanasia, se ne propone un’altra: essere presenti oppure attendere fuori dalla stanza? Non esiste una scelta giusta, anche perché una nostra eccessiva tensione sarebbe probabilmente percepita anche dal cane.
Indubbiamente, se ce la sentiamo e siamo in grado di soffocare la nostra sofferenza, mantenere tra le nostre braccia il cane nei suoi ultimi attimi di vita è un gesto d’amore ed evita un eventuale successivo senso di colpa per non essere stati presenti. Alcune persone, anzi, vincolano l’accettazione dell’eutanasia alla loro presenza e scelgono di rivolgersi a un altro veterinario se questa possibilità non viene loro offerta. Occorre infatti tener conto che non pochi veterinari negano ai proprietari di essere presenti temendone le reazioni.
La procedura avviene in maniera estremamente rapida. Pochi secondi dopo che il veterinario ha iniettato tramite siringa o catetere endovenoso la soluzione necessaria, il cane sembra prendere un ultimo respiro e poi rimane immobile. Effetti collaterali come contrazioni muscolari, perdita di controllo della vescica o delle viscere, respiro affannoso o guaiti, mancata chiusura totale degli occhi, ecc. sono estremamente rari e avvengono quando l’animale è già morto o ha comunque perso coscienza, ma vanno comunque conosciuti prima di prendere una decisione definitiva sulla presenza per la procedura di eutanasia.
Questo articolo
è tratto dal libro
Aspettami al Ponte dell’Arcobaleno,
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