Le “fasi del lutto” dopo la perdita del proprio cane: 2. La fase della rabbia e del senso di colpa

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Last Updated on 04/10/23 by wp_15467959

Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso, la psichiatra svizzera Elisabeth Kübler-Ross pubblicò il volume La morte e il morire, nel quale indicò cinque fasi della cosiddetta “elaborazione del lutto”, vale a dire le reazioni psicologiche e fisiche provocate dalla perdita di qualcuno a cui eravamo legati.

Da allora il suo schema è stato ampiamente adottato dagli psicologi, alcuni dei quali hanno ampliato o ridefinito le sue teorie.

Lo schema Kübler-Ross non va interpretato rigidamente: ci sono persone che non vivono una o più delle fasi descritte, o le vivono in un ordine diverso, oppure simultaneamente; inoltre, ognuno di noi le subisce e le affronta in modo assolutamente individuale, conseguentemente alla sua personalità e al suo carattere.

Lo schema Kübler-Ross è comunque molto utile per capire cosa generalmente accade quando veniamo a contatto con la morte di qualcuno che amiamo.

2. La fase della rabbia e del senso di colpa

Quando non è più possibile negare la realtà, la persona che ha perso il suo amico a quattro zampe può scaricare i sentimenti e le emozioni represse sotto forma di rabbia, anche violenta. Il destinatario di questa rabbia può essere davvero chiunque e possiamo perciò fare solo qualche esempio tra i più frequenti:

  • il veterinario, perché riteniamo che non abbia diagnosticato la malattia in tempo o non l’abbia saputa curare, ad esempio non effettuando analisi più approfondite, interventi chirurgici o comunque privilegiando gli aspetti economici della sua professione;
  • parenti o conoscenti che pensiamo non abbiano mai amato davvero il cane e in un certo senso se ne siano augurati la scomparsa;
  • il cane stesso, se la sua morte ci appare in qualche modo una conseguenza di un suo comportamento pericoloso;
  • l’eventuale persona che riteniamo causa o partecipe di un incidente o di un infortunio che ha provocato la morte del nostro cane;
  • Dio, che ha permesso questo, mentre il nostro cane avrebbe potuto vivere ancora molti anni.

La rabbia può rivolgersi anche contro noi stessi, trasformandosi in senso di colpa. Anche in questo caso le varianti probabili sono davvero innumerevoli ed è possibile solo fare qualche esempio.

Se la morte è dovuta a una malattia:

  • non mi sono accorto dei primi sintomi, quando la malattia era ancora curabile;
  • ho aspettato troppo a lungo prima di iniziare le cure che mi erano state prescritte;
  • non ho consultato un veterinario più bravo, che avrebbe potuto salvare il mio cane;
  • non ho potuto pagare un costoso intervento che lo avrebbe guarito;
  • se avessi effettuato altre vaccinazioni, questo non sarebbe accaduto;
  • se fossi stato più presente tutto questo non sarebbe successo.

Se la morte è stata causata da un incidente o se il cane è scomparso:

  • non ho prestato sufficiente attenzione, altrimenti avrei potuto evitare quello che è accaduto;
  • se solo avessi compiuto un’azione diversa nel corso della giornata tutto questo non sarebbe successo.

Se abbiamo scelto l’eutanasia per il nostro cane:

  • avrei dovuto aspettare ancora per vedere se migliorava;
  • ho aspettato troppo e l’ho fatto soffrire inutilmente;
  • non ho avuto il coraggio di essere presente e l’ho fatto morire da solo.

Così come la possibile negazione iniziale dell’accaduto, anche la rabbia è un sentimento naturale ed è uno dei modi in cui scarichiamo l’eccesso di emozioni negative iniziali, in una illogica colpevolizzazione di altre persone, oppure in un’inutile sequela di considerazioni rivolte contro noi stessi: “se solo avessi fatto questo”, “se solo non avessi fatto questo”, “avrei potuto…”, “avrei dovuto…”. La verità è che nessuno ha la possibilità di conoscere il futuro, o di essere nel posto giusto al momento giusto, oppure di non commettere mai errori. Incidenti e malattie sono eventi frequenti nella vita e il nostro senso di fallimento è spesso solo una nostra convinzione, provocata dall’errore di rivedere e giudicare il passato con il “senno di poi”, vale a dire conoscendo quelli che sono stati gli effetti di un’azione nostra o di altri.

Anche la rabbia e l’eventuale senso di colpa, fanno quindi parte di una fase da accettare, ovviamente se hanno la durata solo di alcuni giorni, perché se continuiamo a tormentarci per settimane nella convinzione che noi o qualcun altro sia stato volontariamente l’unico motivo della morte del nostro cane, potrebbe essere opportuno parlare con un medico di fiducia o con uno psicologo.

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è tratto dal libro
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