Last Updated on 24/10/23 by wp_15467959
I nostri cani condividono per anni con noi la casa, le emozioni, la vita. È possibile che dopo la loro morte non ci sia più nulla, oppure finire l’esistenza terrena significa iniziare la vita eterna e la loro morte non è una fine ma solo una trasformazione? Il nostro cane ci aspetterà davvero al Ponte dell’Arcobaleno?
Il concetto della morte
Tutti sappiamo di dover morire, ma in genere ci comportiamo come se non lo sapessimo, altrimenti non ci preoccuperemmo o arrabbieremmo per gli insignificanti contrattempi che accadono nelle nostre giornate e vivremmo la vita in maniera semplice e piena, godendo di quello che abbiamo e di ciò che ci circonda.
Questo accade perché il concetto della morte è in parte irrazionale, vale a dire che la nostra mente non riesce a concepirlo pienamente, perché non si sente vincolata al nostro corpo fisico. Provo a spiegarmi con un semplice esempio: mentre state leggendo queste righe vi trovate fisicamente in un preciso luogo e in un preciso tempo (ora, giorno, mese ed anno). Però, con la vostra mente potreste immaginare senza alcuna difficoltà di trovarvi distesi su una spiaggia tropicale, oppure vestiti da antichi Romani al tempo di Cesare, vale a dire in altri luoghi in altre epoche storiche.
La mente, quindi, proprio perché è in grado di superare i limiti del corpo fisico, non riesce a sentirsi pienamente legata ad esso e conseguentemente fatica ad accettare il concetto della morte fisica, perché se ne sente sia minacciata che incapace di comprenderla. Abbiamo già visto – nel secondo capitolo, dedicato alle “fasi” del lutto – che ciò è alla base del possibile momento della negazione dell’accaduto, quando qualcuno può comportarsi come se la perdita del proprio cane non fosse un evento reale, ma una sorta di incubo ad occhi aperti dal quale prima o poi si risveglierà.
In realtà, il motivo della morte è estremamente semplice: ogni essere vivente – animale o vegetale che sia – è destinato a morire. Come abbiamo ricordato nel paragrafo “una lezione di vita dalla morte” – quando abbiamo cercato di fornire consigli su comunicare la morte del cane ai bambini – la nostra società considera la morte un argomento da non trattare. Ciò è anche una conseguenza del nostro vivere sempre più lontani dal mondo naturale, in un’epoca nella quale ad esempio raramente ci soffermiamo ad osservare i cicli stagionali delle piante, che ci permetterebbero di capire che la morte è una parte normale della vita: le foglie nascono, crescono, cadono e poi rinasceranno in primavera.
Nella stragrande maggioranza dei casi, la morte del nostro cane non è la conseguenza del fallimento di un veterinario o di una nostra scarsa attenzione, di qualcosa che è andato terribilmente storto o di una maledetta sfortuna. Il più delle volte, la morte del nostro cane avviene semplicemente perché la sua vita è giunta al termine, come tutte le vite degli esseri viventi, che appartengano al regno animale o a quello vegetale. La morte non è un incidente, un fallimento, una catastrofe, ma un evento normale che andrebbe accettato il più serenamente possibile, il che non significa non sentire il dolore della perdita, ma comprendere che ogni cosa vivente passa attraverso un processo naturale con un inizio e una fine: quello che c’è in mezzo è quello che noi definiamo vita, ma non ci è dato sapere se e cosa può esistere prima della nascita e dopo la morte.
La speranza di ritrovarli
Ognuno ha la sua idea riguardo cosa ci sia – e, soprattutto, se c’è qualcosa – dopo la morte. Per alcuni esiste il Paradiso, per altri la reincarnazione, per altri ancora semplicemente il nulla. Avere la convinzione che ci sia un’altra vita dopo quella terrena, sicuramente permette di vivere in maniera più serena (come dimostrò argutamente Blaise Pascal, un matematico e filosofo francese vissuto nel Seicento, in quella che è nota proprio come “la scommessa di Pascal”), ma purtroppo non basta saperlo per autoconvincersi che ci sia qualcosa dopo la morte.
Consoliamoci riflettendo sul fatto che così come non è possibile portare alcuna dimostrazione certa di una vita dopo la vita, allo stesso modo è impossibile dimostrare che con la morte non sopravviva nulla. Di conseguenza, rimangono sia la speranza che ci riuniremo con coloro che amiamo, sia la consolazione che essi dopo la morte stiano bene e ci attendano.
Certamente, gli esseri umani e animali che abbiamo amato sopravvivono nei nostri ricordi e nelle nostre esperienze di vita che condizionano ogni giornata. Saremmo forse gli stessi se fossimo nati in un’altra famiglia o se non avessimo conosciuto le persone che ci hanno maggiormente influenzato? Beh, lo stesso vale per il nostro cane, che ci ha dimostrato e insegnato che esiste l’amore assoluto e incondizionato. Di sicuro, se c’è un Paradiso, i cani dovrebbero entrarci di diritto, per l’affetto e la dedizione che mostrano in tutta la loro vita e, forse, se in Paradiso davvero non ci fossero gli animali che abbiamo amato, non sarebbe poi il posto perfetto che immaginiamo.
Questo articolo
è tratto dal libro
Aspettami al Ponte dell’Arcobaleno,
che aiuta a superare il dolore
per la morte del proprio cane.
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