Last Updated on 24/02/24 by wp_15467959
Rimangono però ancora dubbi sull’origine precisa del cane domestico. Secondo alcuni studiosi, nonostante che il DNA dei cani corrisponda per oltre il 99% a quello dei lupi, si tratterebbe in realtà di due specie separate. A parere di questi studiosi, il cane attuale non sarebbe quindi il risultato dell’addomesticamento, il che spiegherebbe perché non sono nate specie addomesticate derivanti da altri canidi come lo sciacallo, la volpe o il coyote, oppure perché alcune caratteristiche fisiche dei cani (ad esempio la coda a falce o le orecchie pendenti di alcune razze) non si sono mai riscontrate in alcuna specie di lupo.
A questo proposito, un interessantissimo esperimento fu avviato negli anni Cinquanta del Novecento dallo scienziato russo Dmitry Belyaev (ritratto nella fig. precedente e in quella successiva). Belyaev utilizzò le volpi argentate allevate in un centro della Siberia per tentarne un addomesticamento, attraverso la selezione e la riproduzione degli esemplari più docili, che reagivano in maniera meno aggressiva o paurosa all’avvicinamento di una persona.
Nel giro di poche generazioni, si verificarono inattesi cambiamenti fisici in molte volpi risultato della selezione: le code cominciarono ad accorciarsi e arricciarsi, il mantello presentò colori differenti, alcune femmine cominciarono ad avere due periodi di calore l’anno e non più uno solo. Da un punto di vista comportamentale, molte delle volpi risultato di questi incroci selettivi ripetuti per diverse generazioni non solo accettarono il contatto con l’uomo, ma in alcuni casi arrivavano a cercarlo, scodinzolando, piagnucolando, leccandone le mani e giocando con lui.
Alla fine del Novecento, a distanza di soli cinquant’anni dall’inizio dell’esperimento, alcune volpi avevano sviluppato delle pellicce multicolori e pezzate, e in genere avevano teste più larghe, musi più corti, orecchie e code flosce che si arricciavano sulla schiena (v. fig. successiva). La conferma definitiva che qualcosa era incredibilmente e profondamente cambiato fu data dalla mappatura genomica: le volpi addomesticate di Belyaev avevano quaranta geni differenti rispetto alla volpe argentata selvatica dalla quale erano partiti gli esperimenti[1].
L’esperimento di Belyaev ha da una parte dimostrato che l’addomesticamento produce in maniera rapida modifiche non solo comportamentali ma anche fisiche, ma nello stesso tempo ha confermato l’unicità del caso del cane. Infatti, non tutti i cuccioli nati dalle volpi addomesticate replicarono le caratteristiche dei genitori: alcuni di essi anzi ripresentarono aspetti fisici e comportamentali delle volpi selvatiche e questo spiega perché dall’esperimento di Belyaev non è mai concretamente nata una razza specifica di volpe destinata alla convivenza con l’uomo.
In anni ancora più recenti, i progressi della genetica hanno dato luogo a un’altra teoria “alternativa” sull’origine del cane, in base alla quale l’addomesticamento del cane sarebbe non tanto il prodotto della convivenza con l’uomo, quanto della ridotta azione di cellule embrionali definite “cellule della cresta neurale”. Secondo questa teoria, selezionando per la riproduzione gli esemplari più docili prima di lupi e poi dei canidi che ne derivavano, senza saperlo gli uomini selezionavano degli animali che presentavano dei lievi deficit nell’azione delle cellule della cresta neurale. Queste cellule controllano lo sviluppo delle ghiandole surrenali, che sono a loro volta quelle che secernono i cosiddetti “ormoni dello stress”, responsabili negli animali di reazioni come la lotta o la fuga. In pratica, selezionando gli esemplari più docili per farli riprodurre, si sono man mano creati animali con cellule della cresta neurale meno attive il che ha provocato modifiche comportamentali derivanti dalla minore presenza di ormoni dello stress (docilità, ricerca della compagnia umana, ecc.) e modifiche fisiche (musi corti, denti e cranio più piccoli, mantelli pezzati, code arricciate, cicli di calore più frequenti, ecc.).
[1] Cfr. D. K. Belyaev, Domestication of animals, in Science, 1969, n. 5, pp. 47-52; T. C. Spady e E. A. Ostrander, Canine behavioral genetics: pointing out the phenotypes and herding up the genes, in American Journal of Human Genetics, 2008, n. 82, pp. 10-18; M. J. Statham et al., On the origin of a domesticated species: indentifying the parent population of Russian silver foxes (Vulpes vulpes), in Biological Journal of the Linnean Society, 2011, n. 103, pp. 168-75.