Last Updated on 23/02/24 by wp_15467959
Un solo dato basta a far capire l’abisso che corre tra il nostro misero olfatto e quello da “supereroe” dei cani: l’uomo possiede all’incirca 6 milioni di recettori olfattivi, i cani – a seconda della razza – ne possiedono da 125 a 300 milioni[1], vale a dire da 20 a 50 volte in più! Inoltre, mentre noi respiriamo e annusiamo mediamente ogni 3-4 secondi dall’unico condotto presente nelle nostre narici, i cani possiedono due percorsi separati, uno per respirare e l’altro per annusare, possono muovere il naso a destra e sinistra e mediamente annusano 5 volte ogni secondo!
Volendo tentare una conclusione, diciamo che il senso dell’olfatto di un cane è all’incirca da mille a diecimila volte più sensibile del nostro[2] a seconda della razza canina: i segugi sono ad esempio campioni di olfatto, mentre prestazioni nettamente inferiori sono quelle delle razze brachicefale, come bulldog e carlini, che avendo crani schiacciati sono costretti a respirare più frequentemente dalla bocca.
Come se non bastasse, i cani possiedono quello che alcuni studiosi chiamano “secondo naso” e che più scientificamente è detto “organo vomeronasale (VNO)” o “organo di Jacobson”, che rinforza l’olfatto attraverso il senso del gusto. Per cercare di spiegarlo nella maniera più semplice, tra le narici e il palato dei cani (praticamente dietro i denti anteriori) si trovano due tubicini pieni di liquido, detti “dotti incisivi”, da ciascuno dei quali scorre un altro tubo cieco, della forma simile a quella di un sigaro: questo è l’organo vomeronasale, il secondo naso dei cani. Questa struttura ha neuroni sensoriali che rilevano le sostanze chimiche e migliorano ulteriormente la capacità olfattiva utilizzando il gusto. Anche qui, volendo semplificare e scusandoci in anticipo per l’esempio poco gradevole, la presenza del “secondo naso” è uno dei motivi per cui i cani spesso mettono la lingua in posti per noi disgustosi, come quando assaggiano l’urina di altri cani.
Per effetto di queste capacità da “supereroe”, i cani si affidano principalmente all’olfatto per comprendere e interagire con il mondo che hanno intorno. Probabilmente già sappiamo che i cani tramite l’olfatto si orientano con precisione anche a grandi distanze, che sono in grado di distinguere perfettamente singole persone e altri cani e che vengono utilizzati a questo scopo per la ricerca di funghi, per individuare sostanze stupefacenti o esplosivi, per cercare persone sepolte sotto macerie o neve.
D’altra parte, basta osservare quando due cani si incontrano per la prima volta: dopo alcuni secondi sono impegnati ad annusarsi a vicenda, principalmente ai lati del viso e del collo ma ancor di più nelle rispettive zone genitali e anali, vale a dire nelle aree del corpo più ricche di ghiandole esocrine: padiglioni auricolari, angoli della bocca, ghiandola prepuziale nei maschi e vagina nelle femmine, sacche perianali.
Forse però non tutti sanno che i cani sono in grado di percepire, attraverso l’odore, alcuni cambiamenti metabolici nei loro amici umani e per tale motivo sono a volte addestrati per assistere persone portatrici di particolari patologie. Esistono cani in grado di avvertire pazienti diabetici se la loro glicemia è troppo elevata o troppo bassa, in modo da poter intervenire rapidamente assumendo rispettivamente insulina o zuccheri[3]. Altri cani, dopo un corretto addestramento, sembrano essere in grado di avvisare persone epilettiche del sopravvenire di una crisi; addirittura sono in corso esperimenti volti ad accertare la capacità di alcune razze di cani nel rilevare precocemente, sempre e solo attraverso l’olfatto, alcune forme di cancro.
Sulla base di queste certezze scientifiche, non possiamo escludere che i nostri cani riescano a percepire dal nostro odore se abbiamo paura, se siamo tristi oppure preoccupati, il che potrebbe spiegare comportamenti ancora misteriosi, come quando il cane sta più vicino a noi se siamo ammalati o tristi[4].
Questo articolo
è tratto da
La fantastica storia del cane e del barboncino,
che ti racconta come, quando e perché sono nati il cane e la razza barbone.
[1] I dati variano anche di molto secondo il tipo di studi condotti, per cui alcuni scienziati calcolano che i neuroni olfattivi dei cani possono arrivare a due miliardi, mentre altri sottolineano piuttosto le diverse dimensioni dell’epitelio olfattivo, che è circa 5 cm2 nell’uomo mentre in un pastore tedesco si aggira sui 150 cm2. In realtà non è ancora del tutto chiaro in che misura queste differenze quantitative spiegano le eccezionali prestazioni olfattive dei cani.
[2] Anche molti altri animali, principalmente i carnivori, hanno un senso dell’olfatto molto sviluppato. Per trovare un olfatto limitato come quello dell’uomo, dobbiamo confrontarlo a quello degli uccelli, anch’esso molto modesto.
[3] Cfr. M. Chen, M. Daly, S. Natt , G. Candy Williams, Non-invasive detection of hypoglycaemia using a novel, fully biocompatible and patient friendly alarm system, in British Medical Journal, anno 2000, n. 321, p. 1565 e ss. N. J. Rooney, S. Morant, C. Guest, Investigation into the value of trained glycaemia alert dogs to clients with Type I diabetes, in PLoS ONE, anno 2013, n. 8.
[4] Già alcuni esperimenti hanno ad esempio dimostrato la capacità del cane di percepire l’acido butirrico presente nel sudore in misura all’incirca superiore di un milione di volte la nostra.