Last Updated on 24/02/24 by wp_15467959
Praticamente da sempre, l’uomo si è chiesto se e in che misura gli animali domestici sono in grado di capire e di provare sentimenti. Questi interrogativi e le conseguenti possibili ipotesi di risposta sono ancora più importanti nel caso dei cani, considerate le loro pressoché uniche capacità di interazione e di comunicazione con l’uomo.
Alcune persone trattano i cani esattamente come degli esseri umani, più spesso come bambini, rivolgendosi loro con parole semplici e dolci, convinti che essi possano davvero capire tutto e addirittura sorprendendosi quando questo non accade. Al contrario, altre persone li trattano quasi come oggetti, certi della impossibilità da parte del cane di provare anche un minimo sentimento, persino di dolore[1].
Le ricerche più recenti, che possono avvalersi di strumenti e tecnologie assolutamente sconosciuti nel passato, ci hanno nel complesso rivelato che i cani sono sia più intelligenti sia più stupidi di quanto pensavamo.
È difficile negare che i cani possiedano un certo grado di intelligenza emotiva, intesa come la capacità di riconoscere e comprendere efficacemente le proprie emozioni e quelle degli altri e di utilizzare queste informazioni per guidare il proprio comportamento. I cani, infatti, osservano con attenzione il nostro linguaggio del corpo, innanzitutto i movimenti delle mani e degli occhi, e cercano di riconoscere alcune parole e il tono della nostra voce.
Nello stesso tempo, questo non dimostra che i cani sono in grado di capire quello che stiamo pensando, dal momento che essi si limitano a cercare di decifrare quello che ci vedono fare. Questa apparente dipendenza eccessiva da occhi e braccia umani solleva la questione se i cani abbiano effettivamente la capacità di capire cosa stiamo pensando. Sono chiaramente sensibili a ciò che ci vedono fare, ma non è la stessa cosa che capire, finora la scienza non è riuscita a dimostrare tali capacità in nessuna specie diversa dalla nostra. Anche i molti esperimenti che sono stati fatti sugli scimpanzé non sono riusciti a fornire prove conclusive.
Più inconsistenti sono le prove derivate da esperimenti volti a dimostrare che i cani possono provare emozioni. Anche in questo caso i proprietari dei cani commettono l’errore di “antropizzare” il proprio cane, caricandolo di emozioni tipicamente umane.
Un esempio classico è quello del “senso di colpa”. Molti proprietari sostengono che, quando tornano a casa, osservando l’atteggiamento del proprio cane sono in grado di capire se ha fatto qualcosa che non era permesso nel periodo in cui sono stati da soli, come masticare una scarpa o urinare in un angolo, perché il cane mette in atto una serie di comportamenti inconsueti: ad esempio abbassa lo sguardo per evitare di guardare il padrone, oppure abbassa la coda e le orecchie, si allontana, oppure alza una zampa, si sdraia o si gira, trema e così via.
In realtà, questa spiegazione non è accettabile allo stato delle attuali conoscenze scientifiche. Pur ammettendo che il cane sia in grado di comprendere ciò che può fare e ciò che gli è vietato, l’assumere un “atteggiamento colpevole” presupporrebbe che il cane sia in grado di confrontare la situazione nella quale rivede il suo compagno umano con quella delle ore precedenti nelle quali l’uomo era assente e questo appare davvero improbabile, perché i cani hanno grandi difficoltà a spostare i loro ragionamenti indietro o in avanti nel tempo.
È quindi molto più probabile che l’atteggiamento colpevole del cane al rientro del padrone sia determinato dall’osservazione dei movimenti del corpo e dal tono della voce del padrone appena rientrato. Tutto si svolge in una frazione di secondi che ci porta a confondere la causa con l’effetto: noi rientriamo e inconsapevolmente irrigidiamo il nostro corpo osservando il cane per coglierne uno sguardo colpevole; il nostro cane è più veloce di noi e interpreta il linguaggio del nostro corpo; se poi arricchiamo la situazione alzando un po’ il tono della nostra voce (ad esempio dicendo “cosa hai combinato?”), la frittata è fatta! Il cane cercherà di mostrarsi pentito per evitare una possibile punizione, pur non capendone il motivo.
Una conferma di questa spiegazione – che, allo stato degli studi attuali sembra la più probabile – ci è data da atteggiamenti simili assunti dal cane in altre occasioni. Molti di noi che posseggono o hanno posseduto un cane, avranno vissuto la stranissima sensazione di avere in casa una specie di indovino in grado di comprendere inspiegabilmente se stiamo per prepararci a uscire di casa oppure a fargli un bagnetto. In realtà, il cane osserva ogni nostro movimento, sino ad arrivare ad associare alcune azioni o complesso di azioni a delle determinate situazioni. Ad esempio, se abbiamo passato ore davanti al computer o alla televisione e poi distendiamo la schiena sulla sedia, oppure allunghiamo le braccia sopra la testa o emettiamo un profondo sospiro, il cane è in grado di interpretare quel cambiamento di scenario come la premessa a una possibile passeggiata.
Questo articolo
è tratto da
La fantastica storia del cane e del barboncino,
che ti racconta come, quando e perché sono nati il cane e la razza barbone.
[1] Questa convinzione di una “inanimità” dei cani era diffusa anche negli intellettuali. Nel Seicento, il filosofo Cartesio, per provare che gli animali non solo erano incapaci di provare emozioni, ma anche dolore, sembra arrivasse a torturarli, sostenendo che i contorcimenti e le urla dei poveri cani erano dovuti a movimenti automatici dei loro corpi, paragonabili a quelli che fanno muovere le lancette di un orologio (cfr. Cartesio, Discorso sul metodo, in Opere, vol. I, Bari Laterza 1967, pp. 169-170).